martedì 21 febbraio 2012

Una telefonata ti salva la vita?


L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sui Tumori, organismo consultivo dell'Oms, ha lanciato l'allarme: secondo i dati disponibili, cellulari e wireless possono essere cancerogeni.

L'uso dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazioni wireless "potrebbe causare il cancro negli essere umani". E' la conclusione cui è giunta l'Agenzia internazionale per la ricerca contro i tumori, organismo di consulenza specializzato dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il rischio accertato, a parere dell'Agenzia, riguarda in generale i campi elettromagnetici di radiofrequenza e include i telefoni portatili. Il team, composto da 31 esperti dell'International agency for research on cancer (Iarc), si è incontrato a Lione e, ha spiegato Jonathan Samet, presidente del gruppo di lavoro, "ha raggiunto questa conclusione basandosi sull'analisi degli studi epidemiologici effettuati sugli esseri umani", ma anche su test sugli animali.

"In entrambi i casi - ha spiegato Samet - le evidenze sono state giudicate 'limitate' per quanto riguarda il glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo, ndr), mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti". Gli esperti hanno sottolineato che serviranno ulteriori ricerche prima di avere conclusioni definitive: "La nostra classificazione implica che ci può essere qualche rischio - ha aggiunto l'esperto - e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il link tra i cellulari e il rischio potenziale. Nel frattempo è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l'esposizione, come l'uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate ove possibile".


Un annuncio che inevitabilmente riapre il dibattito lungo 20 anni sulla sicurezza della telefonia mobile per la salute umana. Si contano 5 miliardi di telefonini in tutto il mondo, solo in Italia quasi due a testa, circa 100 milioni di cellulari. dal canto suo, il Codacons ha annunciato una class action: "Già da tempo il nostro ufficio legale, sulla base delle conoscenze finora acquisite ha avviato un studio sulla fattibilità di un class action in favore di tutti coloro che utilizzano telefonini cellulari in relazione ai danni alla salute da questi prodotti. Dopo l'allarme lanciato dall'Oms la nostra azione collettiva prende sempre più forma ed è destinata ad approdare a breve in tribunale", afferma il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi. "Dopo la notizia diffusa oggi - prosegue Rienzi - chiediamo al Ministero della Salute di obbligare i produttori di apparecchi telefonici ad apporre sui cellulari avvertenze circa possibili pericoli per la salute al pari di quanto già avviene per i pacchetti di sigarette".

Nella lunga polemica sulla tesi della pericolosità delle radiofrequenze, che l'industria ha sempre contestato, il verdetto dell'Agenzia, che sarà sottoposto all'Oms, non mette dunque un punto fermo, ma si limita a rilanciare l'allarme: "Le prove, che continuano ad accumularsi - ha aggiunto Samet - , sono abbastanza da giustificare una classificazione al livello 2b", uno dei cinque livelli che definiscono i prodotti possibilmente cancerogeni. Il livello 2b identifica, nella fattispecie, il principio di pericolosità dovuto all'abuso, cioé ad un utilizzo intensivo - in questo caso - del telefono cellulare o del wi-fi in ambienti ristretti. Per fare un esempio, nella classificazione 2b c'è anche il caffè, il cui abuso può provocare danni fisici all'essere umano.

I produttori, che assicurano il finanziamento di studi indipendenti per conoscere l'effettivo rischio, sottolineano che la classificazione fissa il rischio ad un terzo livello su una scala di 5 livelli, un livello che "contiene altre sostanze di uso comune come ad esempio il caffè e i sottoaceti".

E anche dall'Istituto Superiore di Sanità si sottolinea la necessità di studi ulteriori: "Quello più importante si chiama Cosmos, e coinvolge 250 mila persone in tutta Europa - conferma Susanna Lagorio epidemiologa dell'Istituto scientifico del Ministero della Salute - e dovrebbe riuscire a superare tutte le limitazioni dei precedenti. Nel frattempo le raccomandazioni di limitare l'uso del telefonino sono più che altro a scopo precauzionale, perchè solo l'Oms può dare indicazioni di salute pubblica, e lo farà probabilmente tra due anni in un volume apposito sulle radiofrequenze".

Quello che è certo è che sul rapporto tra cellulari e tumori la scienza in questi anni si è divisa: alcuni studi hanno ritenuti i telefonini potenzialmente cancerogeni, altri li hanno assolti e altri ancora, come la ricerca Interphone, finanziata dall'Organizzazione mondiale della sanità e i cui risultati erano stati diffusi lo scorso dicembre, non erano arrivati ad alcuna certezza che l'utilizzo dei cellulari, anche prolungato, potesse aumentare il rischio di tumori al cervello.

Ma oggi l'Oms, grazie al suo gruppo di 34 esperti che ha definito i campi elettromagnetici come 'possibly carcinogenic', cerca di aggiungere un tassello alle attuali conoscenze.

Rimangono perplessità che lo studio Interphone, il più grande mai effettuato sulla pericolosità dei telefoni cellulari, non era riuscito a dissipare nonostante 10 anni di lavoro, più di 19 milioni di euro e 10mila interviste condotte in 13 Paesi. Le cifre uscite dalla ricerca parlavano di un'assenza di rischio per gli utilizzatori, fatta eccezione per i più assidui, anche se erano gli stessi autori a mettere le mani avanti. "I risultati non ci permettono di dire che c'è qualche rischio associato all'uso dei telefonini - affermava Christopher Wild, direttore dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) dell'Oms, che ha finanziato lo studio - ma è anche prematuro affermare che il rischio non c'è". I risultati dello studio avevano mostrato una minore probabilità di sviluppare i tumori in chi utilizzava poco il telefonino rispetto anche ai soggetti sani, mentre per gli utilizzatori più assidui, che comunque non superavano la mezz'ora al giorno, è risultato un maggior rischio per il glioma pari quasi a un terzo.

In questi ultimi mesi non sono mancati altri studi sull'argomento, spesso con risultati contraddittori. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso febbraio le telefonate lunghe modificano l'attività del cervello nelle zone limitrofe alla posizione dell'antenna, ma non è chiaro se questo cambiamento di attività abbia dei significati dal punto di vista della salute, e anzi per un'altra ricerca l'uso del telefonino aumenterebbe la memoria. Un'altro studio aveva messo in luce invece alcuni effetti negativi sulla fertilità. Tuttavia, nonostante le poche certezze, lo scorso 27 maggio il Consiglio d'Europa ha deciso di dire no ai telefonini nelle scuole e far utilizzare nelle classi i collegamenti fissi per internet invece del wi-fi per ridurre i pericoli derivanti dell'esposizione ai campi elettromagnetici, sulla base del principio di precauzione.


tratto da La Repubblica



Considerazioni:
Il problema e' molto complesso e pieno di conflitti di interessi (non ultimi i nostri governi che fanno profitti con le aste sulle frequenze),  dopo tanti anni di consumismo sfrenato, risulta difficile che la gente, pur sapendo del rischio che può correre, si disintossichi dalla "telefoninodipendenza" collettiva. Le uniche difese che abbiamo come assidui utilizzatori (compreso il sottoscritto) è nell'uso costante dell'auricolare (a filo, non Bluetooth) e per quanto possibile di privilegiare la comunicazione per sms o email, in modo da tenere lontana la nostra testa dall'infernale apparato emettitore di onde elettromagnetiche.
Quanto al WI-FI, ormai ne siamo completamente immersi, (abitazioni private, locali, giardini, uffici etc) quindi non credo che si possa fare molto, se non ricordarsi di staccare il WI-FI domestico almeno la notte.
  

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